Addormentati in fretta che io ti aspetto
Addormentati in fretta che io ti aspetto
“La dimensione che separa i vivi dai morti è tanto ampia quanto il filo di una foglia d’acero", recita un vecchio detto indiano.
Addormentati in fretta che io ti aspetto è un progetto che indaga il ricordo di chi ora non c’è più e di come sia sfuggevole conservarne la memoria. Partendo da due sogni notturni in cui era “presente” mia nonna materna – il primo in cui è apparsa sotto forma di luce che illuminava una sua foto, e il secondo in cui, nel suo letto, mi sono sentito toccare il volto da una carezza – ho elaborato una raccolta fotografica in cui costruisco una geografia di ricordi, alcuni veri e materici, altri intangibili o immaginati. I ricordi ci permettono di mantenere un legame con ciò che è stato, mentre i sogni notturni rappresentano, in un certo senso, un modo per crearne di nuovi. Se i frammenti del passato tendono ad affievolire e lasciano spazio a suggestioni e immagini, il mio è un tentativo di mostrare quella soglia, sottile come una foglia d'acero, che separa la nostra vita da chi ricordiamo.
Il lavoro è presentato attraverso una proiezione di diapositive che scorrono accanto alla sedia a dondolo ed alcuni oggetti di mia nonna. Come in un salotto, veniamo accolti in un album dei ricordi passato che, con il suo avanzare lento e meccanico, ci riporta indietro nel tempo, a quei momenti che amiamo ricordare.
- EN -
Sleep fast, I stand by you
"Distance between life and afterlife is as tiny as a blade of a maple's leaf" this is an ancient Indian adage.
Sleep fast, I stand by you is a project exploring memories of our beloved ones not any longer with us as well as the evanescence of such remembrance. I started from two memories where my grandmother appeared to me - first one she came in a light shape lightening a picture I was keeping close to my bed. The second one, when I was sleeping in her bed, where I felt somebody touching my face. Starting from this I created a collection of pictures, a kind of atlante of memories, some of them real and concrete some other only on my own imagination. Memories give us the possibility to keep a connection with those ones we loved whereas dreams are, on a certain extent, a representation to build new ones. I acknowledge the fact splinters of our past tend to be blurry and leave the floor to new memories. For this reason I tried to show the very tiny limit, tiny as maple's leaf, that split our life from the ones we loved. The project has been built through a diapositive projection sliding just close to my grandmother's rocking chair and some other memorabilia she left us. We are welcome in a space similar to an album of her memories. The slides projection goes slow, with a mechanical pace, keeping us long time back exactly where our memories are.